Pettirosso, dipinto originale
acrilico su sasso – rock painting
Piccolo post di auguri, a tutti i naviganti erranti o stanziali..
Buon Natale!
Pettirosso, dipinto originale
acrilico su sasso – rock painting
Piccolo post di auguri, a tutti i naviganti erranti o stanziali..
Buon Natale!
Quando arriva dicembre e si appresta l’inverno è il momento del pettirosso: l’uslein dal frad, l’uccellino del freddo.
Fora la neiva a per ch’la breva
Al saul meinter ch’al s’léva
E i uslein i stan dal frad deintr’in ’na séva
I uslein i stan dal frad deintr’in ’na séva
Fuori la neve sembra che sgridi
Il sole che sta sorgendo
E gli uccellini dal freddo stanno dentro una siepe
Gli uccellini dal freddo stanno dentro una siepe
Nadel (R.Borghi, elab. F. Saguatti) – "La tèra di Zemian" - melodie popolari della tradizione emiliana
Piccolo, con il suo piumaggio invernale che lo fa assomigliare ad una palla di piume macchiata di rosso-arancio, il pettirosso è all’apparenza fragile e indifeso, ma questo bel tipetto in realtà è un attaccabrighe impudente e opportunista, pronto ad azzuffarsi per difendere il suo territorio, che controlla dalla cime degli alberi.
Se state lavorando in giardino lui sarà lì ad osservarvi e ogni lombrico che smuoverete sarà suo. Mentre combattete una estenuante lotta contro le talpe che rovinano il vostro orticello, lui ne approfitterà spudoratamente: si hanno notizie di una talpa pedinata da un baldo pettirosso, che ha seguito passo passo il suo passaggio per procurarsi insetti e larve “aggratis” e senza sforzo.
Nonostante ciò, come non intenerirsi davanti a questo piccoletto che cinguetta e gorgheggia nella fredda aria di dicembre, una macchia rossa che saltella tra i rami spogli di alberi e siepi.. E’ irresistibile!
Mi sono stati commissionati un paio di dipinti rock painting con dei pettirossi come soggetto, ed è stato un piacere per me dipingerli. Un modo per portare un poco dello spirito del Natale in arrivo.
I pettirossi sono insettivori, ma ho distribuito ugualmente sul mio davanzale le briciole di quella deliziosa ciambella che cuoceva in forno mentre dipingevo Sueño.
Se proprio proprio verrà ignorata, proverò con i Chicken Nibbles..
Il ritratto di questo pony è rimasto a lungo nella scatola dei lavori a metà.
Succede, a volte. Nell’esiguo spazio vitale di cui dispongo, già pieno di libri, sassi e con un armadio che in realtà è un passaggio dimensionale – non da e per Narnia, si limita a inghiottire i miei vestiti e restituirli a suo imperscrutabile giudizio - avere anche una scatola di lavori incompiuti è un problema.
Perché i dipinti in quella scatola rimangano incompiuti è altrettanto imperscrutabile, posso solo dire che la comunicazione tra me e loro ad un tratto svanisce. Però ritorna, anche a distanza di tempo, ma ritorna.
In questi giorni freddi e bui ho messo da parte gli altri lavori e ho finalmente ritrovato la ‘connessione’ con questo pony. Tra l’altro, è’ stato merito suo se ho incontrato, strada facendo, quei due bei tipini di Bill e Ben.
Oggi era la giornata giusta, fuori nevicava e in casa si spandeva in tutti gli angoli il delizioso profumo di una ciambella che cuoceva in forno, e ho finito il ritratto.
Mentre dipingevo mi è tornata in mente una canzone dei Cranberries di diversi anni fa e ho cercato il video su You Tube.
Non ricordo di averlo mai visto prima, lo giuro, e sono rimasta molto sorpresa guardandolo.
Perché il nome per questo pony, Sueño, era stato scelto molto tempo fa. Insieme, sono perfetti.
Modena è una città mysteriosa, vi avevo già raccontato di alcuni dei suoi luoghi storici ed insoliti qui.
Una delle tradizioni di Modena è il Mercato storico Albinelli, inaugurato il 28 ottobre 1931 e riconosciuto monumento di interesse storico nazionale.
La ricorrenza del suo 79° compleanno ha coinciso con la vigilia di Halloween e gli operatori hanno colto l’occasione per festeggiare in allegria contornando il tutto con vino e cibarie.
In questi scatti sono ritratti Luigi e Franco, artisti del Club Intagliatori Città di Modena.
Non c’è stata zucca che si sia salvata dai loro attrezzi, il mercato è stato invaso da decine e decine di Jack’O’Lantern..
Eccone alcuni sghignazzare dalla loro postazione di lavoro.
Non sono mancate nemmeno le streghe, e come potevano disertare l’evento? Questa ha portato con se il suo famiglio sul cappello a punta.
Deve essere una parente di Crosta..
Clienti, turisti, operatori e curiosi sono stati sostenuti con generi di prima necessità (leggete: gnocco fritto e lambrusco, siamo a Modena!) nel freddo mattino di fine ottobre.
Un sereno passaggio da questo al nuovo anno, se ricordate Halloween è il capodanno celtico. Se lo avete dimenticato o lo ignoravate, questo post riporta le origini di Samhain.
Auguri ancora, da Cecy e me.
“Nell'aria, sopra valli e fiumi, sotto le stelle, su uno stagno o una strada, Cecy volava. Invisibile come il vento d'autunno, fresca come il profumo di trifoglio che si alza dai campi al crepuscolo, volava.
Penetrava in colombe morbide come ermellino bianco, si fermava sugli alberi e viveva nelle foglie, cadendo via splendente di colori quando la brezza soffiava più forte.
Si riposò in un rospo verde brillante, fresco come menta in riva a uno stagno lucente. Trotterellò nel corpo di un cane selvatico e abbaiò per il gusto di sentire l'eco che rimbalzava sui fianchi dei granai lontani.
Visse nei fantasmi dei denti di leone e nei dolci liquidi chiari che sgorgano dalla terra muschiata.
Addio, estate, pensò Cecy.
Stanotte sarò in tutti gli esseri viventi.”
Tratto dal romanzo “Ritornati dalla polvere” di Ray Bradbury
Il dipinto rock painting Cecy è ispirato al racconto 'La strega vagabonda' di Ray Bradbury e alla copertina del volume “Ritornati dalla polvere” illustrato da Charles Addams, creatore della serie 'La famiglia Addams'.
Cecy dalla Casa sul colle vi porta i saluti, e i sospiri, degli strani, crepuscolari abitanti della Famiglia Eterna, dalla gatta Anuba che arrivò per prima, alla Mille Volte Bisnonna, ai quattro cugini ad ovest di ottobre..
Lei ed io vi auguriamo un felice Halloween.
Aggiornamento: 16 settembre 2017
Cecy ora è in Gran Bretagna, grazie a Vladimir. Si troverà bene, ne sono certa, tra mille luoghi da scoprire e millenari, eterei e sospiranti parenti da visitare.
Lavori in corso per il mio blog.
Come sempre, mentre il resto mondo sembra abbandonare la vita di tutti i giorni e gettarsi a capofitto nelle sospirate ferie, la mia controparte virtuale - ma non troppo - in agosto si lancia in nuove imprese.
Meditavo di rinnovare il look, il vecchio template di Blogger e la scelta dei colori non mi dispiacevano affatto ma volevo tentare qualcosa di nuovo, e diverso.
Ho pensato alla nuova veste grafica, ho ordinato un nuovo template su misura, ho sistemato tutti i gadget dispersi nel trasloco e poco alla volta ho cercato di adattare i vecchi post alla nuova grafica. Certo, le cose da fare erano parecchie.
Oggi è anche il secondo Bloggeranno e vi invito a festeggiare con me e Bò. Se il restyling del blog non vi soddisfa e vorreste sparare a zero sui miei neuroni fatelo, nessun problema!
Ve lo dico perché Bò mi ha guardato storto riguardo a questo cambiamento, ha annusato e scalpitato parecchio in giro. Credo che per lei la nuova immagine dell’header e tutto l’insieme siano troppo.. domestici, considerata la sua natura rustica di Highlander.
In ogni caso, grazie di essere con me e abbiate pazienza con lei, la sua è una testardaggine tutta scozzese.
Aggiornamento: i template sono come le nuvole, vanno e vengono.
Ho nuovamente cambiato idea e, molto probabilmente, il template che vedete ora sul mio blog è già alla sua terza, quarta versione.
Tutto è impermanente, sapevatelo.
Voglio ringraziare Adele Zolea di Blografando che aveva realizzato uno dei template ora dismesso, oltre al logo che avevo in mente da tempo e che - per ora – è rimasto immutato.
Vi ho raccontato del viaggio del Bamboo, ma non ho ancora raccontato tutto.
Posso parlarvi ancora di quello che abbiamo scoperto dentro il blu, il blu perfetto di questo mare.
Dopo il vento e le onde del mare aperto si cala l’ancora in una tranquilla caletta, facendo attenzione a non danneggiare le praterie di Posidonia.
Se il nostro Mediterraneo, o Mare Nostrum come lo chiamarono i Romani e prima ancora le tribù illiriche arrivate in Italia dai Balcani, è unico, ancora più unica è la Posidonia.
La Posidonia oceanica non è un alga ma una pianta acquatica, ed è endemica del bacino mediterraneo. Esiste solo qui.
E’ un indicatore biologico, la sua presenza indica la buona qualità dell’ambiente. Fornisce riparo e nutrimento a numerose specie e salvaguardia la linea costiera dall’erosione.
Con le sue radici legnose e i suoi rizomi ancora il substrato del fondale. Con le lunghe foglie nastriformi, trasportate dalle onde sulla battigia a formare una spessa coperta chiamata banquette, protegge le spiagge dalle mareggiate e dall’azione del vento.
Per capire l’importanza di questa pianta è bene sapere che la perdita di un metro lineare di prateria significa la scomparsa di diversi metri di spiaggia.
Le fibre della Posidonia, lavorate e intrecciate dalle onde, formano queste palline che hanno il serissimo nome di egagropili
Nel 2006, attraverso l’uso di marcatori genetici, è stata scoperta alle Baleari, all’interno di una vasta prateria di Posidonia, una pianta che probabilmente è uno degli organismi più grandi e anziani esistenti sulla Terra, lunga 8 chilometri e vecchia di 100.000 anni.
Non sottovalutiamola dunque, ne sa molto più di noi.
Questa è una spiaggia come si deve, una autentica spiaggia selvaggia con dune e piante pioniere. Importantissimi per l’ecosistema costiero, questi vegetali colonizzano le dune consolidate, permettendo così l’insediamento di specie legnose più esigenti.
Le dune così ‘fissate’ ostacolano i venti ricchi di salsedine e il trasporto di sabbia verso l’interno.
Torniamo al mare.
Dove finisce la prateria di Posidonia troviamo gli scogli e facciamo altri incontri: sembrano esseri usciti da un episodio di Star Trek: strane, nuove forme di vita mai incontrate prima..
Questa invece la conosciamo, ha fama di possedere un certo caratterino.. Meglio essere discreti, le murene sono molto gelose della loro privacy.
Queste fantastiche foto subacquee sono opera di Ingrid e Flavia, esperte di snorkeling ed immersione in apnea. Io non arrivo a tanto, anche se provo ad immergermi dopo pochi secondi schizzo in superfice come un tappo di sughero. Con me il principio di Archimede funziona benissimo..
Sapete, è arrivato il momento di salutare il Bamboo.
Tutto l’equipaggio ci ha lasciato un pezzetto di cuore su questa barca.
Se guardate bene, qualcuno sembra stia sistemando la randa ma in realtà è aggrappato all’albero maestro perché non vuole lasciare il Bamboo. Convincerlo è stata un’ardua impresa.
E questo?
E’ il nostro regalo di saluto a Stani.
Abbiamo subito alcune dolorose perdite durante la navigazione nel Santuario Pelagos.
Eh si, non tutto è sole, mare, vento ed happy hour sul ponte con spritz e tartine.. C’era un secchio rosso di belle speranze con cui abbiamo condiviso di tutto: trasporto oggetti, lavaggio del ponte, lavaggio dell’equipaggio e altre cose, che qui è meglio non ricordare. Assicurato con una lunga e resistente cima, veniva calato in mare alla bisogna.
Fino al giorno in cui – sabotaggio! – all’ennesimo lancio tra la Corsica e l’Elba ci siamo accorti che il nodo era sciolto e il secchio è andato perduto tra i flutti. Perduto per sempre. Un duro colpo per Stani, sappiamo che niente potrà compensare la perdita ..
Un grazie infinito a:
Andrea ed Ingrid, biologi marini di Idea Calypso;
Stanislao, skipper del Bamboo - Fondazione Exodus;
Angelica, Flavia, Lorenza, Irene, Francesca e Claudio: Bamboo crew settimana 24/31 luglio 2010;
Greenpeace.
Le foto sono state scattate dall'equipaggio del Bamboo nel corso dell'Operazione Pelagos 2010 - Idea Calypso, settimana 24/31 luglio 2010.
Grazie a Isabella di Capoliveri, Isola d’Elba, per il suo appoggio logistico e per la sua amicizia.
Grazie a voi per avermi seguito in questo viaggio e.. Sappiatelo, non è finita!
Il Bamboo ha salpato da Portoferraio in un luminoso mattino di fine luglio, per costeggiare l’Elba e i suoi isolotti fino a raggiungere Capraia.
Sia sotto costa che in mare aperto gli sguardi sono attenti, alla ricerca di avvistamenti fortunati. Ci saranno per noi balenottere e stenelle? Possiamo sperare di incontrare magari un capodoglio?
L'aera del Santuario Pelagos è visitata da numerose specie di cetacei. La conformazione dei fondale permette la risalita dalla piana abissale dei nutrienti che alimentano il fitoplancton e rendono queste zone ricche di cibo per la fauna marina.
Noi siamo diretti in una di queste aree, a nord di Cap Corse.
Si traccia la rotta,
e si naviga verso la Corsica, che ci accoglie con le sue coste selvagge e il profilo delle turbine eoliche che si stagliano sul crinale.
La bandiera di cortesia viene issata sulle sartie, per rendere omaggio al paese che ci ospita.
L’alba ci trova già svegli e in navigazione, pronti ad una lunga giornata in mare aperto.
Un delfino ci accompagna, distante, mentre lasciamo la rada dove abbiamo calato l’ancora per la notte. Incontriamo berte solitarie e banchi di tonnetti che guizzano velocissimi sul pelo dell’acqua.
Ci concediamo un bel bagno al largo, e i più avventurosi si cimentano nello spericolato tuffo del pirata. Nessuna paura, da queste parti non si tocca, il fondale è circa 1200 metri sotto di noi..
Un vero tuffo nel blu.
(Per la cronaca: io mi accontento del molto meno avventuroso scendere in mare dalla scaletta. Ho preferito risparmiare ai posteri la tragicomica immagine di me appiccicata alla murata del Bamboo..)
E’ soltanto la mattina seguente, quando ci apprestiamo a lasciare la costa corsa per dirigerci nuovamente verso l’Elba, che troviamo altri delfini sulla nostra rotta.
E’ un gruppo di 5, 6 esemplari, sono tursiopi e hanno un piccolo con loro. Nuotano molto vicini, possiamo sentire i loro sfiati quando emergono, vediamo luccicare i loro dorsi.
Non sembrano molto interessati ad interagire con noi, ci sono boe che segnalano la presenza di reti e sicuramente quello che li interessa è la colazione.
Ma poi accade..
Per pochi, magici istanti il piccolo branco nuota con noi e gioca con l’onda di prua del Bamboo.
Ecco il Tursiope!
Ingrid e Flavia sono riuscite a ‘catturarli’ con questi fantastici scatti. Mai così vicini, e soprattutto liberi.
I film e la serie televisiva Flipper, in cui furono impegnati diversi esemplari di Tursiops truncatus o delfino dal naso a bottiglia (bottlenose dolphin) ha avuto un discreto successo negli anni ‘60.
Il tursiope è probabilmente il delfino più conosciuto e studiato ma anche quello, purtroppo, imprigionato e impegnato assieme alle orche negli acquari e delfinari di tutto il mondo.
Io li preferisco così, liberi e selvaggi nel blu perfetto di questo nostro Mare Nostrum.
Home è il film-documentario diretto da Yann Arthus-Bertrand e prodotto da Luc Besson, uscito nelle sale cinematografiche di 50 paesi lo scorso 5 giugno 2009, mai diffuso in Italia.
La GoodPlanet.org attraverso il canale homeproject su You Tube ha messo a disposizione di tutti, gratuitamente, il film in versione originale con sottotitoli, doppiato in 14 lingue.
L’intenzione condivisa di rendere consapevoli e responsabili tutti noi del futuro comune del nostro pianeta è una priorità e raccolgo l’invito a diffonderlo.
Il nostro tempo sta per scadere, abbiamo 10 anni per invertire la rotta. Se non lo faremo, nonostante le possibilità e le capacità che possediamo, entreremo in un territorio sconosciuto all’intera umanità.
Ognuno di noi può dare il suo aiuto e fare la differenza, ma occorre volerlo.
Buona visione, vi assicuro che rimarrete emozionati.
Scoprire il mare in barca a vela è conoscerlo come non è possibile altrimenti. Se poi le vostre guide - in questo caso lo skipper ed i biologi marini di Idea Calypso - sono affette da una tremenda voglia di mare, allora lo conoscerete come mai avreste pensato prima.
Il Bamboo è un Baltic 51, sedici metri di solido ed elegante scafo che cavalca le onde con sicurezza e può ospitare fino a 12 componenti di equipaggio, o perlomeno quello che diventerà un equipaggio alla fine dell’avventura.
Boma, sartie, cime, winch.. Se qualcuno a bordo suggerisce di cazzare la randa o lascare il genoa imparerete presto cosa significa. Soprattutto quando si alza il vento giusto per andare di bolina..
Ci si alza il mattino presto, a volte all’alba, e si naviga fino al tramonto,
dritti verso il sole.
Ci sono promontori, isole, scogliere da costeggiare
e ci sono le nuvole..
Le nuvole raccontano sempre qualcosa; indicano dov’è la terraferma quando ancora è lontana e il tempo che farà, in barba a tutti gli avvisi ai naviganti trasmessi.
Poi naturalmente c’è il vento.
Il vento ed il mare sono intimamente legati. Alla ruota del timone si riescono a percepire, attraverso le mani e le braccia vibra tutta la loro forza mentre l’uno gonfia le vele e tende cime e sartie e l’altro scorre sotto lo scafo e il timone.
Anche se presta un’aria disinvolta all’obiettivo, un buon capitano lo sa ed è sempre vigile e attento.
Stani, skipper del Bamboo – Fondazione Exodus
Un ottimo capitano lo fa con stile inimitabile..
Mai sottovalutarli, vento e mare assieme. In pochi, pochissimi minuti possono scatenare tempeste
che arrivano mugghiando e ruggendo dalla linea dell’orizzonte
e sferzano il ponte di pioggia
e grandine..
Salvo poi rotolare lontano per lasciare il sereno.
I delfini ci aspettano a Cap Corse!